|
Giovanni Battista Bedolo è nato a Milano il 18 Febbraio 1962. Ventunenne interrompe gli studi di filosofia e si trasferisce in Francia prima ad Agen e poi a l¹Ile d¹Oleron, dove esegue le sue prime composizioni temporanee con
materiali portati dalle maree. Da allora cambia molto spesso residenzaseguendo un itinerario di vita deliberatamente nomade giungendo ad unaraffinata integrazione tra land art e pittura. Dal 1984 sviluppa studi sullamorfologia delle piante che scaturiscono in cicli pittorici esposti in variemostre personali e collettive, realizza e cura numerosi giardini.
LA SPINA E LA FOGLIA.
Gianbattista Bedolo
Ecco iniziato il viaggio intorno a cactus e piante succulente.
Queste vivono nel clima arido, forgiate dal calore, dal vento, producono spine e contengono acqua, resistono alle escursioni termiche e i loro fusti verdi fanno la fotosintesi.
Le piante succulente popolano luoghi estremi dove la forza del sole riduce al minimo la varietà e le rende semplici come geometrie perfette; tutto deve essere essenziale e preciso, nessuna leziosità di fronde è consentita. Osservando le succulente si intuisce quanto siano importanti le forme geometriche per ottimizzare il risparmio idrico e sfruttare al meglio l’energia del sole.
Giambattista Bedolo studia la natura, ricerca i fondamenti, le caratteristiche essenziali dei vegetali. Nel deserto la natura è estremamente semplice, si può dire che è l’origine, ci si sente vicini al processo della creazione e tutto si dispone con forza e semplicità primitive. La semplicità apparente del luogo ci rende più sensibili agli archetipi rappresentati da Bedolo in opere artistiche che fondono natura, cultura e geometria delle piante.
Storie e dinamica delle piante affiorano in questo viaggio dalla materia allo spirito e ritorno.
|
|
Idea:
Con un linguaggio contemporaneo propongo temi quali le piante e il giardino. E’ come far emergere un fantasma collettivo: l’eden, uno stato primario, uno stato armonico che non si dà più.
… Nel giardinaggio si vive la solitudine umana e, al tempo stesso, il rapporto con le piante, il che spinge ad avere grande immaginazione.
Le piante, se le osservi bene, si differenziano morfologicamente sia tra di loro, sia nel tempo attraverso la metamorfosi, le molteplici forme stimolano la fantasia. Nel giardino hai tempo per pensare ad altro ed i pensieri fluiscono in modo armonico, ne scaturisce un pensiero più saggio.
La forma nella pianta è l’aspetto fondamentale del suo linguaggio.
Il mio lavoro parte da forme del regno vegetale che accattivano il mio sguardo. M’interesso poi alla relazione che c’è tra queste forme e la loro funzione nella pianta, nel sistema vegetale, … procedendo dal micro al macro. Dipingere una pianta, una palma o un cipresso, un seme, un frutto di mangrovia, è un modo per portare dentro di sé panteisticamente una parte della natura che non ci appartiene più, a cui non apparteniamo più.
Goethe con la pianta originaria, l’Urpflanze, individua che l’inizio dell’evoluzione delle piante coincide con l’origine della forma.
Leggendo "la metamorfosi delle piante" di Goethe ho incontrato l’Urpflanze. Goethe ha immaginato una pianta originaria, che rappresentasse la materia organica vegetale, costituita nel modo più semplice e diretto, da cui per differenziazione hanno luogo tantissime altre forme vegetali. Ho cercato di dipingere la pianta originaria presentandone la frugalità, la situazione in cui con il minimo sforzo la pianta raggiunge il massimo della sua essenza concentrando in sé stessa il frutto, il seme, il fiore, la foglia e lo stelo: l’elevazione …. dalla pianta originaria trae origine per differenziazione il regno vegetale.
Nell’immaginario diamo molta importanza al giardino esotico perché è il luogo dove riusciamo a rilassarci, a staccare, a sentire il fantasma della contemplazione, il surrogato della meditazione che proviamo solamente spostandoci di migliaia di chilometri, raggiungendo un’isola. Nei nostri paesi il giardino non ci può più dare questo genere di sensazione.
L’annaffiatoio sta a rappresentare la possibilità che il giardino esista, è così importante nella mia pittura perché è lo strumento del rito del giardinaggio.
In Africa ho studiato la palma nel suo luogo naturale cogliendo meglio il senso di questa pianta ….
Vagando per isole mi sono reso conto di come i semi, viaggiano nell’acqua, si spostano da un’isola all’altra. Ho scoperto che anche la pianta ha un aspetto nomade, non è così statica come l’abbiamo sempre pensata e rappresentata. Il seme che vola, che galleggia è il messaggio della pianta, sono le informazioni genetiche racchiuse lì dentro che possono viaggiare, che possono visitare nuovi posti, nuovi mondi. Il nomadismo è il messaggio.
Esiste un’intelligenza nel giardino come relazioni tra le piante, un’intelligenza ed un’armonia nella proporzione, nel modo di strutturarsi della pianta. Ho identificato anche nel seme, nel fiore, nella radice, in tutte le parti della pianta un’intelligenza. Se noi pensiamo l’intelligenza come capacità riproduttiva, la capacità di esistere, non possiamo negare l’abilità sorprendente dei vegetali. La domanda che mi pongo e che determina il mio lavoro è: dove risiede e di che qualità è il sentire della pianta.
|
|